DOMENICA D’ESTATE
domenica d’estate,
la mia città langue immobile nel caldo torrido,
deserta e sfollata dai propri abitanti,
l’afa trasforma in vapore l’aria,
l’effusione acquea,
offusca il paesaggio rendendolo irreale,
io cammino sui ciottoli roventi,
tra vie e piazze,
solo con i miei pensieri,
tra ricordi e poca memoria,
alla ricerca di me e della mia città.
Porte perdute e ora ritrovate,
strada ricomparse dall’oblio del tempo,
scorci scoperti tra angoli di muri inespressivi.
Passo dopo passo,
tra questa foschia estiva lucana,
mi appaiono come fantasmi amici e conoscenti,
dialoghi silenziosi rimeditando il nostro passato.
Ancora lì vi trovo, accoliti del bar,
di un locale ormai chiuso da tempo,
sempre a chiacchierare sul nulla per riempire il vuoto.
Ora sono pronto a raggiunger il giardino della giovinezza,
dove tu mi attendi ancora
seduta sulla nostra panchina,
dove in ritardo di un’epoca sono arrivato.
Tu, guardandomi con malinconica tristezza,
mi fai comprendere l’importanza del momento giusto,
l’amore non permette ritardi.
I tuoni all’improvviso,
mi destano dal torpore sognante,
il vento spazza via l’afa e i ricordi,
è ora di andare senza indugio,
la pioggia laverà la mia città,
finalmente riuscirò a vedere l’orizzonte chiaramente.
Simone Andretto